Il convegno in sintesi:
Franco De Bon, Consigliere provinciale delegato caccia e pesca
Il piano faunistico venatorio regionale è lo strumento di pianificazione del territorio in cui questo viene diviso in aree protette, riserve alpine di caccia, oasi, zone di divieto alla caccia e parchi. All’interno di questa organizzazione territoriale ci sono i comprensori alpini che in provincia di Belluno si chiamano riserve alpine di caccia sulla base delle consuetudini e delle tradizioni locali.
Il piano faunistico è stato votato con una legge la numero 2 del 2022, che ha riconosciuto la specificità della provincia di Belluno in quanto continuano ad esserci le riserve alpine di caccia con il loro statuto, che è stato riconosciuto, e col loro regolamento.
Oggi il Dott. ha fatto un inquadramento che riguarda l’aspetto tecnico del piano faunistico.
Sono stati invitati anche gli agricoltori che sono i veri portatori di interesse del territorio che sono i principali stakeholder dell’impatto che la caccia può avere sul territorio.
Abbiamo chiamato gli ambientalisti che sono molto sensibili per quanto riguarda l’aspetto venatorio, gli abbattimenti, per mostrare loro quanto efficace sia l’azione della provincia di Belluno per quanto riguarda questo tema di controllo delle popolazioni faunistiche.
Il Dott. Zanetti, che è il coordinatore dei distretti venatori della provincia di Belluno, che ci dirà quale sarà la prospettiva della caccia in provincia di Belluno.
Per la conclusione della mattinata, l’intervento dell’Assessore regionale Cristiano Corazzari.
Paolo Pagnani, funzionario tecnico della regione del Veneto – Unità organizzativa coordinamento territoriale delle sedi di Treviso e di Belluno
Mi trovo qui invitato dalla provincia di Belluno, a Longarone Fiere all’iniziativa Caccia Pesca Natura per un convegno dedicato alla pianificazione faunistica-venatoria.
È stato adottato nelle scorse settimane il nuovo piano faunistico-venatorio della regione del Veneto, legge regionale 2 del 2022, ed è l’occasione per iniziare a mettere in piedi tutte le attività operative di questo piano, dalle nomine dai comitati amministrativi di comprensori alpini e ambiti di caccia a tutte le varie attività che sono legate al Piano. Quindi l’istituzione di zone di tutela della fauna, zone di gestione della fauna selvatica, l’attività di individuazione di problematiche particolari come, ad esempio, il caso del cinghiale o altre tipologie di intervento.
L’occasione di un piano faunistico è anche l’occasione per ritornare a incontrarsi e confrontarsi con il territorio rispetto a quelle che sono le istanze e le necessità del territorio soprattutto in una zona come la zona faunistica delle Alpi, in cui ricade integralmente la provincia di Belluno dove ci sono anche forti aspetti identitari e sociali nell’attività di gestione venatoria, che ricordo non è solo la carta, ma l’intera gestione della fauna selvatica e quindi l’occasione oggi per partire e iniziare, ma anche proseguire un confronto che la regione Veneto e la provincia di Belluno vogliono mantenere vivo con il territorio della zona faunistica. Anche inteso come territorio, dove ci sono forti aspetti legati alla tradizione e alla cultura locale.
Diego Donazzolo, Presidente Confagricoltura Belluno in rappresentanza degli agricoltori
In questo è stato presentato il piano faunistico-venatorio, approvato dalla regione e siamo alla manifestazione di caccia pesca natura di Longarone.
Io sono qui in rappresentanza delle organizzazioni agricole, e sono qui per lanciare un grido d’allarme per quanto riguarda la gestione di questo territorio, al territorio della provincia di Belluno.
Come dico sempre ci vuole più collaborazione fra chi deve gestire il territorio, che sono gli agricoltori, e gli allevatori di questi territori, che ormai sono esasperati per quello che sta accadendo sulle nostre campagne.
Non possiamo più lavorare rimettendoci tutti gli anni coltivazioni come mais, soia, anche i vigneti ormai sono attaccati da selvaggina, per cui anche la caccia deve essere regolamentata in modo che gli agricoltori e i cacciatori riescano a gestire meglio il territorio di montagna, che altrimenti rischia di essere invaso dalla vegetazione. Quando la vegetazione arriverà a ridosso dei paesi arriverà anche il lupo. Noi abbiamo anche questo problema in provincia di Belluno e chiediamo anche alla Regione che intervenga a livello nazionale. Perché anche il lupo inizia a creare parecchi problemi nei nostri allevamenti.
Ero in zona Alpago e lì sono veramente alla disperazione.
Una delle zone più fragili che abbiamo anche nel nostro territorio rischia in questo modo di lasciare libertà assoluta alla natura di emergere. Metterà in discussione la sopravvivenza dell’uomo e questo è quello che noi non vogliamo assolutamente.
Luiberto Croce, Associazione Italia Nostra – Belluno
Abbiamo ringraziato l’assessore De Bon per averci invitato a questa manifestazione per dare il senso del nostro ruolo nella Provincia di Belluno.
In particolare, abbiamo parlato del problema del degrado dell’ambiente bellunese che purtroppo si sta creando in modi sempre più non corretti e che preoccupano sostanzialmente.
Questo è in relazione anche al problema della caccia, quindi al problema faunistico dove vediamo degli squilibri esistenti, che sono dati da un problema sostanziale: il poco territorio che c’è a disposizione della fauna selvatica per la presenza dell’uomo che ovviamente ha realizzato le sue opere. Che ovviamente sia in agricoltura che in altre situazioni come il turismo, il vivere nel territorio e che chiaramente hanno provocato dei problemi nel numero degli animali presenti nel territorio.
Per questo noi vogliamo che sia realizzato un riequilibrio degli animali selvatici attraverso degli studi scientifici fatti con molta serietà, con molta profondità e anche con qualità, in modo che le soluzioni, che possono essere l’abbattimento, oppure il ridimensionamento della fauna esistente, possano essere sostenibili.
Riteniamo quindi che la legge regionale debba essere migliorata, in modo da poter dare un significato maggiore a quello che è lo sforzo. Per dare una visione più corretta della crescita della nostra Provincia.
Paolo Zanetti, Coordinatore dei Distretti venatori della Provincia di Belluno
Oggi in fiera è stato presentato il nuovo piano faunistico della regione del Veneto.
É lo strumento attraverso il quale la Regione, con criteri rigorosamente scientifici, analizza e gestisce la problematica faunistica nella nostra Regione. In tale piano sono state fatte importanti aperture all’autonomia, alla specificità della Provincia di Belluno. Il documento è di alta rilevanza, sintetizza quelle che sono le esigenze del mondo agricolo da una parte, della conservazione che è un imperativo categorico del terzo millennio, e gli equilibri naturali. E quindi disciplina la gestione del prelievo venatorio.
La caccia in Provincia di Belluno viene effettuata come caccia di selezione, cioè un prelievo nazionale fondato su censimenti, su piani di abbattimento rigorosi che sono approvati dall’ISPRA che è l’Ente di Stato che scientificamente valida gli interventi sull’ambiente.
I cacciatori sono a disposizione delle pubbliche autorità, per effettuare correttamente la pianificazione che loro stessi definiscono, a disposizione degli agricoltori, per supportarli nella ricerca di equilibri tra presenze faunistiche e attività umane, che siano il più ragionevoli possibile, ma a disposizione anche del mondo ambientalista. Perché abbiamo tanti fondamenti comuni, perché la conservazione se per loro è importante per questioni di sensibilità, per noi è importante per questioni anche di esercizio della nostra attività.
Caccia senza ambiente integro, caccia senza ricchezza di patrimonio faunistico non può esistere, quindi sono molti i punti di contatto con il mondo ambientalista.
Cristiano Corazzari, Assessore Caccia e Pesca Regione del Veneto
È sicuramente un piacere e un’opportunità per me portare, oltre saluto mio personale, quello della Giunta regionale e del Presidente Luca Zaia in chiusura in questo incontro. L’occasione è naturalmente per salutare tutti voi. Vedo presidenti di Riserva e di Associazioni venatorie. Persone che poi potranno riportare anche ai loro associati i contenuti di questo incontro. Mi fa piacere che ci sia poi anche la presenza di un’associazione ambientalista. Prima di tutto bisogna comunicare bene e far passare un messaggio corretto di ciò che è la caccia, il mondo venatorio, rispetto al tema della gestione ambientale, alla gestione faunistica, della presenza attiva e utile dell’uomo sul territorio e per l’ambiente. Si parla sempre di sostenibilità, spesso ci si riempie la bocca di questo termine senza poi avere ben presente di come si traduca nella concretezza. Laddove non c’è la presenza attiva dell’uomo e parliamo della caccia, così come della pesca e di tutto il mondo dell’ambiente. Dove non c’è una presenza attiva e costante dell’uomo, non si va nella direzione della naturalità, dell’equilibrio ambientale, dell’ambiente della natura e della fauna incontaminata. Al contrario stiamo assistendo purtroppo sempre più, anche per motivi demografici sociali, ad una situazione di abbandono e degrado che va assolutamente nella direzione opposta rispetto invece a quei concetti che sono quegli obiettivi a cui tutti noi vogliamo tendere. Per questo è importante far passare un messaggio nuovo e diverso che deve essere compreso anche da tutta quella fascia di cittadinanza, di popolazione che magari direttamente non vive il tema faunistico venatorio direttamente, che vive in contesti magari cittadini completamente diversi, che è sommersa da un’informazione sbagliata quotidianamente. °Un’informazione falsa, sbagliata, tendenziosa, strumentale, ideologica che ci porta poi ad avere dei rapporti difficili con una parte politica che non è, badate bene, una questione di colore, ma una cattiva politica che non ti permette poi di avere quei rapporti e quelle decisioni istituzionali che servono. Con la tematica del cinghiale tutte le regioni, di tutti i colori, bianchi, rossi, verdi, hanno dovuto attendere mesi un incontro con il ministro per riuscire a fare comprendere la gravità della situazione. Perché pareva che fosse una posizione che assumevamo, perché volevamo andare solamente ad assecondare le volontà del mondo della caccia. Come se i cacciatori avessero questo istinto predatorio. Mentre quando poi anche le associazioni del mondo dell’agricoltura, quando puoi anche tutto il tema della sicurezza stradale, quando poi abbiamo visto che queste situazioni arrivano nei centri cittadini, allora si sono resi conto che il problema c’era. Che serviva una gestione, che servono delle norme diverse, che occorre anche modificare delle leggi nazionali. E questo ci fa capire che quando si va col paraocchi delle prese di posizione ideologiche, e questo è uno dei problemi che riguarda questo settore, si va all’estremo. Si comincia a ragionare con obiettività solo quando la situazione è degenerata. Ed è purtroppo quello che sta accadendo con la buona parte della fauna selvatica. Il cinghiale ne è solo l’esempio più lampante. Vengo da una provincia – Rovigo – dove abbiamo dei problemi enormi nella gestione dei corsi d’acqua e della sicurezza idraulica a causa delle nutrie. Un problema altrettanto grave quanto quello dei cinghiali.
E senza la presenza dell’uomo, senza queste persone che lo fanno per passione, per volontariato e che collaborano con le istituzioni facendo dei corsi di formazione, mettendo a disposizione il loro tempo, le loro energie, le loro risorse, ecco, senza questo, noi come Istituzioni, non avremo la capacità di dare l’operatività alle nostre norme. Possiamo scrivere i piani migliori del mondo, possiamo produrre delle norme che dicono le cose che devono essere dette, ma se poi non vengono attuati rimangono lettera morta. Ed è questo, quello che purtroppo accade quando si affrontano questi temi con gli occhiali dell’ideologia. Ebbene, quello che dico, e quello che sarà il mio impegno finché avrò la fortuna di avere questo ruolo, è quello di dare una comunicazione corretta. Che deve vedere il mondo ambientalista e il mondo della caccia assieme per fare quella politica buona che serve al territorio.
Il piano è sicuramente un piano di coordinamento regionale, però ricordiamo che la provincia di Belluno ha una autonomia che assolutamente abbiamo voluto, e rispetto alla quale c’è questo rapporto di collaborazione e di dialogo. Le istanze che ci arrivano dalla provincia di Belluno per noi rappresentano istanze fatte alla luce di una esperienza amministrativa, di un’autogestione consolidata nel tempo, e quindi di un concetto che non può che vedere nella Regione una collaborazione. Su questo, al di là dei temi politici, non ci sono dubbi. Pertanto, con il Consigliere Franco De Bon e il presidente Roberto Padrin abbiamo sempre cercato di assecondare questo tipo di richieste. Perché siamo convinti anche noi che il principio della sussidiarietà, in particolar modo per la provincia di Belluno, sia un principio sacrosanto, utile, indispensabile per dare un’attuazione efficace anche della programmazione regionale.
Il video del convegno integrale:
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